Rimettersi in gioco per rispondere con amore ed efficacia alle necessità dei nostri giorni, ai giovani di oggi. Ad offrire un contributo in merito, dal 6 al 10 luglio a Cortina d’Ampezzo, sarà il corso di formazione per la famiglia lasalliana, presso Casa Faloria delle Suore Orsoline Missionarie del Sacro Cuore.
Un appuntamento giunto alla sua 17° edizione, solitamente ospitato a Perugia che vedrà quest’anno circa 30 partecipanti tra fratelli, docenti e rappresentanti delle varie componenti della famiglia lasalliana. Il tema scelto,educare alla misericordia, sarà declinato nei tre giorni centrali con tre diversi interventi: le 12 virtù del buon maestro a cura di Federica Cela, Presidente della Famiglia Lasalliana Italiana, l’umiltà, ovvero la consapevolezza della propria debolezza, a cura di Stefano Capello, Direttore della Scuola La Salle di Grugliasco ed Educare alla Misericordia a cura di Roberto Zappalà, Direttore dell’Istituto Gonzaga di Milano.
“In un momento di cambiamenti e di ostacoli per molte nostre Istituzioni – spiega la Cela – ritengo sia importante ripartire dalla base, perché tante difficoltà non sono da attribuire a contingenze economiche ma alla mancanza di un terreno su cui fondare il nostro agire. Recuperare quindi innanzitutto un clima accogliente, fatto da persone appassionate, convinte che si sentono parte di una missione, senza arroccarsi su posizioni scontate, come già indicato dal Superiore Generale Fr. Robert Schieler nella lettera pastorale del dicembre 2012, ma riscoprendo creatività evangelica e tanta solidarietà umana”.
L’educatore è essenzialmente colui che semina. “La vocazione lasalliana – aggiunge – partecipa a seminare il bene comune attraverso una grande opera educativa e culturale, una convivenza basata sull’amicizia, istituzioni educative cattoliche, testimonianza di vita”.
Un servizio, quello educativo, “da tornare a svolgere insieme, dove ciascuno si sente accolto, considerato, aiutato e sostenuto, nessuno escluso, perché immerso in un clima autenticamente cristiano di rispetto, solidarietà e responsabilità condivisa, per una buona educazione” conclude “non ridotta a mera formalità ma forma concreta di carità cristiana”.