Mazara del Vallo (TP) estremo sud della penisola, luogo sconosciuto ai Lasalliani, prima dell’ ultima settimana di luglio 2017. In nove – un Fratello, due Associate insegnanti, un insegnate con il marito e 4 giovani lasalliani – vi hanno fatto comunità per 15 giorni, accolti dalle Francescane Missionarie di Maria che dal 1978 vi sono presenti per condividere con i migranti – prima solo tunisini, e poi slavi, egiziani, russi – percorsi educativi e d’animazione.
“Andare ai margini” spiega Fratel Enrico Muller, responsabile del tavolo di ricerca vocazionale “è stata la prima motivazione che ci ha spinto ad organizzare il campo in perideria, colpiti anche dall’ affermazione non andiamo verso i Poveri per salvarli, ma per essere salvati. Essere accolti” specifica “non è solo un’esperienza fisica, ma anche teologica, come d’altronde lo è uscire. Abbiamo così potuto attraversare il confine della congregazione, verso un progetto comune e (45° Capitolo Generale 3.26), condividendo vita, preghiera, Spirito e sapienza con le religiose e scoprire non solo la sintonia tra i carismi, ma anche la multiforme grazia di Dio”.
La comunità delle Francescane Missionarie di Maria si trova all’entrata della Cashbah. La cattedrale, di una diocesi antichissima eretta nel 1093, è a soli 5 minuti di cammino. “Un ambiente multireligioso, che abbiamo solo osservato da lontano, che ci ha permesso di vedere e scoprire Dio nascosto e presente”. Le stradine hanno fatto da cornice al campo: “un luogo prezioso per la mezza giornata di deserto che l’esperienza prevedeva, ispirata al Roveto Ardente, a Dio che ci precede, che è sempre un po’ più avanti, ci attende. Siamo venuti a Mazara non per non fare i turisti e abbiamo dovuto scalzarci (Lc 10, 1-11), provare su di noi e in noi la fragilità , l’insicurezza, la provvisorietà per cogliere la sacralità del nostro camminare perchè ogni luogo è sacro. Dio infatti è presente. Ogni persona è sacra e ce lo rivela. Scalzarci ci èanche servito per avvicinarci agli altri, all’Altro con delicatezza, con dolcezza, come Lui s’accosta a noi, senza invadenza”.
Al centro l’ ESSERE MISSIONE, come ricorda Papa Francesco nell’ Evangelii Gaudium. “Il tesoro, i bambini che ci hanno scelti, chiamati, accompagnati: Adem, Razi, Manar e Maram, Selma, Nini, Ismail, Rajeh, Alice e Susanna, Jennifer, Floriana, Leo, Emedin, Sofia, Maria e tanti e tante altri. Una trentina tra i 7 e i 12 anni. Iscrizioni raccolte passando casa per casa. Dalle 9 alle 17:30 con loro: la mattinata al mare tra giochi e laboratori. Filo conduttore dell’ attività il creato, con i suoi elementi terra, acqua, aria, fuoco.
“Hanno colpito i nostri cuori, ci hanno chiamati e ci hanno ricordato i fondamenti della nostra vocazione lasalliana: Dio è davvero buono, vigile e provvidente. I bambini hanno bisogno di angeli visibili. E’ stato Dio a chiamarvi, a destinarvi ad assolvere questo compito e a inviarvi a lavorare nella sua vigna. Fatelo con tutto l’ amore di cui è capace il vostro cuore e con l’intento di lavorare solo per lui. Offritevi spesso allo Spirito di Nostro Signore per agire solo quando vi sentite mossi da lui. Comportatevi come ministri di Dio… fino a spargere il vostro sangue per Gesù, per compiere bene il vostro ministero.
A vivere la proposta una comunità multiforme, che ha sperimentato la mistica del vivere insieme, come suggerita dal Simposio delle Vocazioni Lasalliane 2016: “mischiare” giovani e adulti in esperienze di servizio, interrogare vocazioni mature, proporre al contempo modelli vocazionali negli adulti, riflettendo non solo su cosa Dio voglia da loro, ma anche su come vivere una vita cristiana laicale.
“Una proposta che ho colto per uscire dal mio orto” spiega Annalisa, insegnante lasalliana “per imparare qualcosa di più profondo e vero nel cammino ordinario. “Una scuola di qualità non significa solo dare sempre più servizi e opportunità didattiche agli studenti” aggiunge Miriam, anche lei docente associata lasalliana. “Questo rende certamente più competitiva un’istituzione, senza mai dimenticare ciò che rende feconda e viva la relazione educativa. A scuola tu sei gentile? Mi ha chiesto una bambina egiziana. La vocazione non è una scelta fatta una volta per tutte, ma una risposta ad una chiamata unica. Ogni giorno il ragazzo o il bambino provoca il nostro vivere e il nostro educare. Dai più piccoli, in difficoltà o difficili, si impara uno sguardo gratuito, non scontato e più significativo… una tenerezza con cui guardare i propri alunni e le loro poche o tante complessità . Uscire per scoprire di più la bellezza nel quotidiano che siamo chiamati a vivere, uno stupore che dia senso alla vita. A volte si esce per salvare e ci si ritrova salvati”.
“La realtà è stata ancora più feconda del previsto” racconta Suor Paola Dal Pra, Francescana Missionaria di Maria. Ognuno dei bimbi, spontaneamente, ha scelto l’animatore con cui nuotare, giocare, danzare, essere coccolato. Maram si è aggrappata a Miriam come una mamma; fratel Enrico era sepolto dagli abbracci di tutti; come pure Irene, Marta, Luana e Gabriele. L’esempio di persone adulte mature è stato davvero significativo. Paolo e Miriam sono stati esempio di coppia felice; Annalisa di insegnante gentile; Eleonora di pittrice ed educatrice paziente; Miki di persona creativa che sapeva non solo nuotare ma anche valorizzare le meduse. Elisa, Lavinia e Stefania erano segno di unità nelle decisioni e nelle proposte; Ahmet e Jemina mostravano il loro entusiasmo facendo un’ infinità di foto. Amir si è fatto apprezzare per la sua competenza nell’insegnare break; le due cuoche, aiutate da Habib, per il loro lavoro generoso fatto in armonia; Luigi e Peppe per la prontezza a vigilare sulle necessità ; Patrizia per la sua presenza giornaliera in piazza, silenziosa. Il campo vocazionale nel servizio poi era come una perla preziosa che dava slancio al gruppo. Dio ha fiducia di noi e il cammino continua, insieme, perchè guidati dalla sua Presenza diveniamo sempre più missione e annuncio di Speranza”. (L.G.)